VITRA SUMMIT 2020: ecco di cosa si è discusso
30 ottobre 2020
Ora che il Vitra Summit 2020 è alle nostre spalle, vogliamo raccontarvi cosa abbiamo imparato dalle due giornate di seminari online organizzati da Vitra lo scorso 22 e 23 ottobre.
La premessa è fin troppo nota a tutti: in un momento in cui siamo tenuti a rimanere tra le mura domestiche il più possibile, l’ambiente e la percezione della casa stanno mutando velocemente. L’abitazione è ora più che mai il fulcro delle nostre attività e passioni. La casa è diventata il luogo in cui, oltre a condurre la vita privata, si lavora, si studia e si pratica anche sport.
In un momento in cui siamo tutti più distanti ma ci sentiamo più connessi, abbiamo del tempo extra per riflettere e adattarci. Su questo e altri aspetti concordano gli speakers di spessore intervenuti al Vitra Summit 2020.
Ecco quindi alcuni spunti di riflessione emersi durante i seminari e che vi invitiamo a considerare. Perché i rapidi cambiamenti avvenuti in noi e nella nostra comunità stanno delineando il nostro futuro e per essere protagonisti di questi cambiamenti è necessario innanzitutto esserne consapevoli.
Di quanto spazio ho bisogno?
E’ cambiata la nostra percezione dello spazio interno ed esterno e dello spazio da noi occupato come individui. Lo spazio ora si condivide con le altre persone e gli estranei in modo più consapevole e attento. Gli ambienti vanno riprogettati secondo queste nuove esigenze.
Vanno ripensate le abitazioni e i luoghi comuni, per permettere ad ognuno di scegliere la distanza che vuole mantenere con le altre persone. Ad esempio, in alcuni uffici a New York, il cambiamento è avvenuto posizionando della segnaletica a terra. I cerchi raggio di 1 metro attorno alle scrivanie e negli spazi comuni, consentono di muoversi liberamente ma nella consapevolezza dello spazio condiviso con gli altri.
Eravamo pronti al cambiamento?
Gli esperti, tra cui designer e psicologi, intervenuti al Vitra Summit 2020 sono in maggioranza ottimisti rispetto alla nostra capacità di adattabilità al cambiamento. Specialmente nelle grandi metropoli, il cambiamento era già in atto da tempo, la pandemia è stata una spinta all’accelerazione.
Gli strumenti messi in atto per far fronte alla nuova normalità erano già in uso da prima che diventassero necessari. Pensiamo ad esempio alla sharing economy, ovvero a tutti i servizi che permettono di condividere spazi e oggetti con estranei, oppure alla tecnologia che aiuta le connessioni interpersonali tramite videochiamate e streaming di contenuti.
La frustrazione che possiamo provare non è causata dagli strumenti, ma dall’essere costretti ad utilizzarli e a sostituirli a ciò a cui eravamo abituati.
E se l’ufficio sparisse? Ci mancherebbe?
“Lavorando da casa si possono compiere delle attività, ma non si possono ricreare le dinamiche relazionali”
Sevil Peach
I partecipanti collegati al Vitra Summit 2020 sono stati invitati a rispondere a questa domanda e per la maggioranza hanno decretato che sì, l’ufficio ci mancherà. La motivazione principale si fonda sul fatto che “lavorando da casa si possono compiere delle attività, ma non si possono ricreare le dinamiche relazionali come ad esempio la co-creazione di strategie, i brainstorming che fanno nascere le idee, le pause pranzo che si allungano per conoscere meglio i propri colleghi, o la mano sulla spalla per supportarsi nelle difficoltà.” Sevil Peach – Architetto d’interni e fondatrice di SevilPeach Architecture + Design
L’ufficio può essere un luogo fisico di costrizione ma anche il luogo dove gli scambi interpersonali stimolano e arricchiscono il proprio lavoro. Per alcuni l’ufficio è un santuario del lavoro, per altri l’ufficio è il posto dove il lavoro va a morire.
Però l’ufficio ci mancherà sotto diversi aspetti. Innanzitutto va ricordato che “bisogna avere degli schemi per pensare fuori dagli schemi”. Giampiero Petriglieri – Professore Associato di Comportamento Organizzativo, INSEAD
L’altro elemento non trascurabile è quel momento di pausa che è il viaggio per raggiungere l’ufficio o tornare alla propria abitazione. Siamo più sotto pressione lavorando da casa perché manca il confine tra lavoro e privato ed è difficile staccare.
Come sarà l’ufficio del futuro?
“Le relazioni lavorative sono simili alle relazioni romantiche”
Esther Perel
In un momento in cui bisogna rinunciare a frequentare costantemente luoghi comuni l’unica opzione plausibile sembra essere ibrida, ovvero frequentare l’ufficio solo qualche giorno alla settimana.
Le città in questo senso stanno già cambiando, diminuiranno gli uffici multipiano e sorgeranno dei piccoli hub dislocati dalla sede centrale in cui incontrarsi con i colleghi.
Secondo la psicoterapeuta Esther Perel, “le relazioni lavorative sono simili alle relazioni romantiche”. Un tempo, al fine di creare una famiglia, esisteva solo il matrimonio, ora abbiamo creato nuovi modelli di famiglia. Stiamo facendo con il lavoro quello che già abbiamo fatto con il matrimonio. In una relazione intima come lavorativa, ci si aiuta a creare la miglior versione di sè, e questo non è cambiato.
In questo futuro ibrido, che ruolo avrà l’home office?
La propria postazione lavorativa a casa sarà il luogo dedicato alla concentrazione e all’autodisciplina. Saremo noi responsabili di portare a termine le nostre attività, nei tempi che noi ci prefiggeremo. L’home office deve quindi essere progettato per essere confortevole e funzionale.
Un luogo in cui avere il pieno controllo degli stimoli sonori e visivi e della tecnologia. Sarà quindi essenziale focalizzarsi sull’ergonomia della postazione e sugli strumenti da avere a disposizione. Progettando un ambiente che rispecchi i nostri gusti e che ci permetta di sfruttare le nostre abilità al meglio.
L’ufficio fisico secondo i designer di Vitra, al contrario, sarà un luogo flessibile e informale in cui raccogliere stimoli dai colleghi e sfruttare l’energia dell’ambiente prodotta dallo stare insieme nello stesso spazio.
Come sta cambiando la nostra casa?
Secondo quanto affermato dalla designer Ilse Crawford “un approccio di nicchia è diventato globale”. Ovvero se prima in pochi davano peso alla funzionalità di ogni ambiente e arredo della casa, per favorire invece la componente estetica, ora siamo tutti più disposti a concentrarci sull’utilità e l’importanza di ciò che ci circonda. Alcune realtà nel mondo stanno sperimentando ad esempio spazi dinamici in cui le pareti mobili permettono di mutare l’ambiente dalla casa, all’ufficio, alla scuola con fluidità.
La casa nel futuro verrà progetta, non a partire dai materiali e dai colori, ma da come può interagire con i suoi abitanti e come contribuisce al loro benessere. Pensiamo ad esempio a come sono cambiate le famiglie. Le case non verranno progettate solo per famiglie con due figli, ma si penserà anche ai single, ai più anziani, alle comunità e alle nuove forme di coabitazione.
Qual è l’arredo simbolo della nuova normalità?
Chiudiamo questa lista di spunti e riflessioni con un particolare curioso. In questi mesi di conferenze online, seminari in streaming, smart working e didattica a distanza c’è un arredo della casa che ha acquisito maggiore importanza. Stiamo parlando del letto.
Dal letto, seppur non consigliato dagli esperti di ergonomia, è possibile praticare tutte le attività sopra citate. Mai prima d’ora abbiamo mostrato il nostro letto e il nostro abitare il letto, così come avviene grazie alla tecnologia.
Per secoli il letto è stato un luogo pubblico, dove si accoglievano anche le visite, un luogo dove si poteva pasteggiare e conversare: queste erano proprio le funzioni del triclinio nell’antica Roma! Poi il letto è stato spostato in una dimensione più intima e nascosto dalla vita pubblica. Tra i tanti cambiamenti di questo 2020 ecco che il letto riacquista importanza sociale e permette di mostrare la nostra intimità, anche se attraverso una webcam.
E i giovani?
“Sento l’urgenza che non vengano lasciati indietro i ragazzi”
Virgil Abloh
Chiudiamo infine con l’intervento di Virgil Abloh che non ha bisogno di presentazioni in quanto è al contempo artista, architetto, ingegnere, direttore creativo e fashion designer.
Abloh afferma che, mentre il design evolve, egli sente l’urgenza che non vengano lasciati indietro i ragazzi. Il design deve fondersi con la cultura pop e arrivare nella vita delle persone come normalità, per diventare icona solo in un secondo momento. Il design non va insegnato in classe ma va vissuto e apprezzato tutti i giorni. Proprio come gli iconici oggetti Vitra che entrano nelle nostre case per la loro funzionalità e rimangono impressi in noi grazie al loro design iconico.
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